Regia:
Gianfranco de Bosio
Luogo:
Cooproduzione Francia / Italia 1963
Cast:
Gian Maria Volonté: Renato Braschi
Philippe Leroy: Rodolfo Boscovich
Raffaella Carrà: Giuliana
Tino Carraro: De Ceva Smith
Anouk Aimée:[1] Anna Braschi
Giulio Bosetti: Ugo Ongaro
José Quaglio: Piero
Cesare Miceli Picardi: cap. Rolli
Carlo Bagno: Oscar Varino
Roberto Seveso: Danilo
Mario Valgoi: padre di Carlo
Gabriele Fantuzzi: Darin
Neri Pozza: avv. Alfonso Pucci
Giuseppe Sormani: conte Penna
Rina Tadiello: moglie del ferroviere
Carlo Cabrini: gappista
Franco Graziosi: Aldrighi
Sceneggiatura:
Gianfranco de Bosio, Luigi Squarzina
Genere:
Drammatico / guerra
Trama:
Venezia fine '43. L'ingegner Renato Braschi, esponente del Partito d'Azione, ha costituito un Gruppo di Partigiani che compie atti di sabotaggio contro gli occupanti tedeschi. Del gruppo fanno parte un professore, Boscovich, un impiegato, Varino, un ragazzo del popolo, Danilo. Li aiuta un giovane sacerdote, Padre Carlo. Braschi è un uomo inflessibile, deciso a condurre fino in fondo le sue azioni anche quando il Comitato di Liberazione Nazionale della città sarebbe incline alla prudenza e alla sospensione degli attentati. Ad un certo punto il Gruppo gli si sfalda tra le mani: Boscovich, preso da scrupoli morali, si sottrae alla prossima missione; Danilo, a cui hanno arrestato il padre, deve nascondersi; Varino, dopo aver ucciso una guardia repubblicana, viene arrestato e torturato. Gli stessi dirigenti del CLN debbono fuggire e, mentre alcuni di essi sono arrestati, gli altri trovano rifugio in una clinica, dove il dott. Ongaro riesce a sistemarli provvisoriamente. Braschi, invitato a lasciare Venezia, dopo un rapido e mesto incontro con la moglie, si apposta in un abbaino e uccide il capo dei torturatori, poi si prepara a mettere in salvo i capi del CLN su un motoscafo. Ma all'ultimo momento, avvertiti da un delatore, arrivano i fascisti.